CRONACA DELLA MISSIONE IN ISRAELE E PALESTINA
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INCONTRI
13 aprile
MICHEL SABBAH, Patriarca Latino e Presidente di Pax Christi
Egli , insieme ai capi delle altre Chiese Cristiane, nella stessa giornata
aveva incontrato Colin Powell.
"Ormai siamo alla guerra generale dichiarata contro i palestinesi:
uno Stato potente, dotato della migliore tecnologia, contro un popolo
che non ha niente, che vuole solo la sua libertà. I militari hanno
ordine di fare tutto: ammazzare, demolire, portare via tutto. La guerra
è stata dichiarata
da Israele con lo scopo di mettere fine al terrorismo e garantire la sicurezza
di Israele. Quando questa guerra sarà finita, però, tutto
sarà come prima: continueranno gli atti terroristici da parte dei
Palestinesi e continueranno le rappresaglie da parte degli Israeliani.
La violenza e il terrorismo discendono dall'occupazione dei territori.
L'unica possibilità per la pace è mettere fine all'occupazione.
Vanno applicate le risoluzioni ONU. Uccisi migliaia di Palestinesi: alcuni
di questi potevano essere terroristi, ma la maggior parte era popolazione
civile, donne, bambini.
Oggi Arafat rappresenta il 100% dei Palestinesi. Ha recuperato molto consenso,
grazie a Sharon. La popolazione palestinese è per la pace e riconosce
Israele, mentre fino agli anni 80, gli Arabi non lo riconoscevano. Israele
deve ritirarsi dai territori occupati nel 1967, dove oggi vivono 200.000
Israeliani. Non c'è sicurezza né per gli uni né per
gli altri. Il popolo israeliano ha paura e in questa situazione cresce
il consenso per Sharon. Il Partito Laburista non esiste più, a
causa delle divisioni interne."
14 aprile
G.GHISI, Console Italiano a Gerusalemme.
"Le delegazioni come la vostra possono fare molto per cercare di
infrangere il muro di odio che si è creato tra i due popoli. L'obiettivo
dell'azione militare è lo smantellamento delle infrastrutture palestinesi
. Si colpiscono le sedi di sicurezza e di polizia; sono state chiuse e
rastrellate, per la prima volta, tutte le città palestinesi. Gaza
, Hebron, Gerico non sono occupate, ma sono strette in una morsa. Gli
agenti consolari non hanno accesso alle città occupate: questa
è una grave violazione del diritto internazionale. Non c'è
mai stato contatto tra Israeliani e Palestinesi: l'unico contatto si è
creato con i check point e ora con i rastrellamenti: Questo provoca un
accumulo di odio. Per quanto riguarda gli aiuti umanitari, è meglio
evitare interventi diretti. Le risorse vanno canalizzate: Qui si può
comprare tutto, è assurdo spedire dall'Italia containers di viveri.
Se non si vuole intervenire attraverso le fonti governative, fare riferimento
alle ONG. Per gli aiuti, va tenuto presente l'Ospedale Italiano di Nazareth:
essendo in territorio israeliano (e quindi in un'area economicamente avanzata)
non può usufruire del sostegno della cooperazione, ma non viene
sostenuto dallo Stato di Israele."
PADRE GIOVANNI BATISTELLI, francescano, Custode del Sacro Sepolcro
e della Terra Santa.
" L'unica cosa che ci dà un po' di speranza nel futuro è
la vostra presenza qui. Finalmente ieri è stato possibile fare
arrivare un po' di viveri nelle città occupate. I volontari che
li distribuiscono rischiano la vita. La situazione è drammatica."
15 aprile
GIULIO TERZI, Ambasciatore d'Italia in Israele
"La molteplicità dei contatti può fare molto per la
pace. Importantissimo è costruire progetti con le due parti nel
campo culturale. In Israele la Shoah continua a essere presente ogni giorno.
La strage di Natanya ha colpito molto la popolazione ed è stata
vissuta come la messa in discussione dello Stato di Israele ed ha rappresentato
un punto di svolta nella strategia di Israele. Qual è il disegno
politico di Sharon? Fra qualche giorno ci sarà il cessate il fuoco.
Si aprirà un nuovo processo - che durerà 5/6 anni per la
definizione dello stato palestinese. Alla fine ci sarà la creazione
dello stato Palestinese. L'Europa può dare un forte valore aggiunto
al processo di pace. Bisogna rendere consapevole Israele che l'Europa
è un interlocutore importante. L'Europa può avere un ruolo
forte con la cooperazione nella ricostruzione delle città palestinesi".
YOUSSI BEYLIN ,ex Ministro dei Governi Rabin e Peres e protagonista
del negoziato con i Palestinesi.
"La situazione in atto dimostra che la popolazione israeliana e quella
palestinese non erano pronte alla pace. Forse i politici non hanno prestato
sufficiente attenzione ai rapporti quotidiani: Eravamo convinti che, se
avessimo raggiunto un accordo, tutti problemi sarebbero stati risolti.
Bisogna fare molto di più per favorire i contatti, anche se è
difficile, perché enorme è la quantità di odio accumulata.
Il collasso economico in Palestina (-20%) e gli attacchi terroristici
in Israele hanno portato alla contestazione degli accordi. I Palestinesi
hanno perso fiducia nei confronti degli Israeliani e c'è tanta
frustrazione da entrambe le parti. Le élites politiche, direttamente
coinvolte nel raggiungimento dell'intesa, si sono a lungo intestardire
c continuare. Arrivate al cuore dei problemi ( assetto di Gerusalemme
e questione dei profughi) non sono più state in grado di procedere,
soprattutto da parte palestinese. Quando il 28 settembre 2000, Sharon
visita la spianata delle moschee, scoppia la rabbia. Gli Israeliani hanno
votato Sharon per una specie di sfida nei confronti dei Palestinesi: non
avete voluto la pace con Barrak, ora tenetevi Sharon! Sharon è
il prototipo dei generali, che non hanno fiducia che in sé. Anche
in Europa ci sono figure simili, che alimentano la xenofobia. Dall'altra
parte c'è Arafat che gira il mondo con la sua divisa di generale
e che parla di sé in terza persona e che ha grandissima stima di
sé. Egli non è un terrorista. Ha come obiettivo quello di
diventare Capo del suo popolo in un Paese che abbia come capitale Gerusalemme.
Per raggiungere il suo scopo è disponibile a usare la politica
e la forza. La linea di demarcazione tra diplomazia e forza è assai
labile. Sharon non intende applicare gli accordi. Lui vuole uno Stato
Palestinese molto più piccolo, da far nascere tra sei/sette anni.
Dall'altra parte, Arafat è diventato un leader ad altissima popolarità.
L'Autorità Palestinese è stata distrutta; Arafat non è
più in grado di far cessare il terrorismo. Chi conta oggi sono
i signori della guerra all'interno dei villaggi. Cosa fare? Abbiamo bisogno
di incidere sull'opinione pubblica. Per questo abbiamo creato una coalizione
per la pace che opera unitamente alla coalizione per la pace palestinese.
Non ritratta di un movimento pacifista, di ma di coalizioni politiche
che hanno la pace come obiettivo.
C'è bisogno di osservatori. E' impossibile che una parte possa
avere l'autorità di giudicare l'altra. C'è bisogno di una
nuova Conferenza Internazionale, come quella di Madrid, che dovrebbe agire
in due fasi: 1) fase transitoria che porti al cessate il fuoco e al ritiro
dell'esercito. 2) fase finale con l'adesione al piano saudita o al piano
USA. E' auspicabile che Israele venga inclusa nella NATO ed è importante
che qui arrivino le forze NATO: ciò aiuterebbe Israele a sentirsi
meno solo"
.Durante l'incontro arriva la notizia dell'arresto di Maruan Bargouti.
" Ciò aumenterà la tensione" - dichiara Beylin.
ISRAELY PEACE CAMP
JUDITA RAEL , Blocco per la pace
"Abbiamo bisogno del vostro aiuto e della vostra energia. Abbiamo
raggiunto il fondo del fondo. L'esercito israeliano sta commettendo atrocità
enormi ogni giorno. E' il top di 35 anni di occupazione e di oppressione
nei confronti del popolo palestinese. E' necessario che le forze internazionali
intervengano immediatamente. Dietro la retorica della guerra al terrorismo,
questo Governo sta distruggendo tutta la struttura palestinese. E' una
guerra totale che rischia di culminare nella pulizia etnica. Il territorio
palestinese è stato diviso in 280 parti non collegate fra loro.
250.000 persone son senza acqua e senza elettricità. E' necessario
il ritiro incondizionato dai territori e le forze internazionali devono
restare qui fino a quando il ritiro sarà completato. Nel 1992 nei
territori c'erano 60.000 Israeliani, ora sono 200.000 e gli insediamenti
continuano".
ELYA STRAUSS, Women League for Peace
"Come è possibile che tanta gente sia così cieca da
non vedere ciò che sta succedendo? In marzo abbiamo marciato in
5000 a Gerusalemme, di fonte alla porta di Jaffa e i mass media israeliani
non hanno fatto menzione di ciò. Abbiamo paura perché l'estrema
destra è violenta e guadagna potere. Non sappiamo come parlare
all'opinione pubblica".
YAEL LERER, Editrice e componente della Coalizione contro la guerra
" Oggi siamo in presenza di tre fattori: 1) la crescita del movimento
contro la guerra. 2) la stampa non pubblica gli articoli di chi è
contro la guerra. 3) c'è un razzismo latente contro gli Arabi".
16 aprile
SARI NOUSSEIBE, Ministro per gli affari Politici di Gerusalemme
(Autorità palestinese) e Rettore dell'Università di Gerusalemme
L'incontro avviene presso il New International Hotel, a Gerusalemme.
" In questa stessa stanza, insieme a Yossi Beylin, a David Grossman
e a tanti altri, in dicembre abbiamo lanciato TIME FOR PEACE , che è
un progetto finalizzato alla costruzione di un processo di democrazia
popolare ( Campagna per la pace della gente). Ci ha mosso l'idea che solo
attraverso il coinvolgimento della popolazione è possibile sbloccare
la situazione. Non è facile mobilitare la gente per noi Palestinesi,
visto che non abbiamo possibilità di accesso alle diverse zone.
Nonostante le difficoltà siamo riusciti a organizzare numerose
iniziative con gli Israeliani, l'ultima è avvenuta ieri coinvolgendo
scrittori, artisti, cineasti. Stiamo organizzando per il 28 giugno una
grande manifestazione a Gerusalemme, una catena umana per la pace. Il
vostro aiuto è importantissimo perché voi potete essere
presenti nelle città palestinesi. Qual è l'idea di Sharon
dello Stato palestinese? Il 40% della West Bank, suddiviso in quattro
isole sotto il diretto controllo di Israele. Per raggiungere questo obiettivo
è anche disponibile ad una Conferenza di Pace. I Palestinesi sono
fermi ai confini del 1967. E' necessario lavorare per superare la paura
che domina oggi gli Israeliani. Il terrorismo fa solo danni. Il Consiglio
Municipale Palestinese di Gerusalemme è stato smantellato nel 1967.
In una notte gli Israeliani hanno distrutto tutta la struttura amministrativa
della città. Dal 1967 in poi, lo sforzo più grande fatto
dagli Israeliani è stato quello di portare a Gerusalemme un numero
di abitanti almeno pari a quello dei Palestinesi. E' stato tutto pianificato.
Sono stati realizzati nuovi insediamenti che hanno separato sempre più
Gerusalemme Ovest da Gerusalemme Est. Siamo in presenza di una vera e
propria segregazione della comunità palestinese. Il pregio di Gerusalemme
sta nella molteplicità delle culture".
17 aprile
JANET AVIAD, fondatrice di Peace Now
"Scopo del movimento è incidere sull'opinione pubblica in
modo da spostarla verso la pace. Diciotto mesi fa il 60/70 % degli Israeliani
sosteneva la proposta di Barrak : pace in cambio di terra. I Palestinesi
hanno percepito Camp David in modo diverso dagli Israeliani. L'opinione
pubblica israeliana ha capito che i Palestinesi avevano ricevuto la proposta
di una concessione territoriale pari al 90% dei territori e di una divisione
di Gerusalemme. Ora la stessa opinione pubblica non crede più di
avere nell'Autorità Palestinese un interlocutore valido. Gli attacchi
terroristici, il rifiuto dei Palestinesi a quella proposta di pace hanno
generato frustrazione e assenza di speranza. La maggior parte della popolazione
oggi si definisce di destra. Resto convinta che se dovesse riprendere
il negoziato la maggior parte della popolazione sarebbe ancora d'accordo
con l'idea di costruire lo Stato palestinese con i confini del 1967. Sui
rifugiati: anche il movimento per la pace ritiene che non sia possibile
fare rientrare i rifugiati. Una giusta soluzione per loro potrebbe essere
ricercata riconoscendo loro un indennizzo economico. Il problema di fondo
è l'occupazione israeliana. Bisogna rimuovere questo problema.
Se non è possibile il negoziato, Israele deve assumere un'iniziativa
unilaterale per il ritiro dai territori occupati nel 1967. Tutti i piani
oggi in discussione prevedono un periodo di stasi . Questa stasi non ci
potrà mai essere perché basta che un maniaco tiri una bomba,
per interrompere il processo. Per questo è necessario ricostruire
la frontiera. E' necessario un intervento internazionale (USA, Europa,
Russia, Stati Arabi) che costringa Sharon e Arafat a fermarsi. Bisogna
che gli Europei esprimano più chiaramente la condanna del terrorismo
e dimostrino maggiore comprensione per la sofferenza israeliana. E' un
fatto oggettivo che Arafat operi su un doppio binario: in una stanza si
trova con Rabbo e Nousseibe, nell'altra con coloro che organizzano il
terrorismo. "
ISAM AKEL,Direttore di APLA (associazione Palestinese degli Enti
Locali)
"Gli Israeliani hanno fondato uno Stato nella nostra terra e hanno
continuato i loro insediamenti dopo il 1967. Hanno avuto atteggiamenti
terroristici nei nostri confronti, con la copertura degli USA. Il diritto
dei Palestinesi ad avere uno Stato risale al 1948. Io, il mio Presidente,
la totalità degli Enti Locali siamo contrari nettamente agli attentati
contro i civili. Sono controproducenti alla causa palestinese. Le capacità
dei Comuni Palestinesi sono aumentate fino allo scoppio dell'Intifada,
poi sono andati in crisi perché privi di risorse. Le entrate derivano
esclusivamente dalle tasse dei cittadini. Se un cittadino non ha più
lavoro, non può più pagare le tasse. Questa crisi ci ha
costretto a non pagare più gli operai e i servizi vengono progressivamente
chiusi. Gli stessi progetti di cooperazione sono bloccati per mancanza
di materiali. Ciò è avvenuto a causa del totale isolamento
delle città palestinesi, che dura da ormai 15 mesi. Con l'invasione
di due settimane fa, la situazione si è ulteriormente aggravata.
C'è una distruzione totale di strade, reti dell'acqua e dell'elettricità.
Pensate al problema dei rifiuti urbani. Con i coprifuoco le spazzature
vengono abbandonate nelle stradee ciò provoca gravi conseguenze
igieniche: Anche il programma di prevenzione sanitaria rivolto ai bambini
si è bloccato. Cosa fare? Sarebbe utile una Conferenza Internazionale
delle Città del Mediterraneo. Ogni Comune deve fare la mappa dei
danni subiti. Almeno 5 Muncipi sono devastati. I Palestinesi non hanno
nulla contro gli Israeliani e son d'accordo che lo Stato di Israele e
quello Palestinese convivano fianco a fianco. Non c'è alternativa
a questo e la sola possibilità è il dialogo".
ZVI SHULDINER, Università
"Oslo ha aperto un nuovo capitolo nella storia israeliano-palestinese
perché ci ha fatto pensare che si potesse arrivare alla pace senza
bisogno di guerra. La ragione del terrorismo è l'occupazione.Il
terrorismo è il sintomo. Il terrorismo ha rafforzato la destra.
La popolazione israeliana ha paura e la paura favorisce la destra. Il
Governo è un mix di fondamentalismo di destra e di fondamentalismo
religioso. Questa destra non riconosce le risoluzioni dell'ONU e le intese
raggiunte e vuole l'annessione dei territori. Alcuni Ministri parlano
apertamente di espulsione dei Palestinesi. Il fondamentalismo israeliano
e quello palestinese sono simmetrici, nel senso che ciascuno vuole l'annientamento
dell'altro. L'Autorità Palestinese, fino all'anno scorso profondamente
in crisi, ha oggi un grande consenso, grazie a Sharon.. Essa è
fortemente corrotta. L'Europa è succube degli USA. Il cessate il
fuoco non servirà a nulla se non viene accompagnato dal ritiro
totale dai territori occupati nel 1967. E' necessario il negoziato. Urgente
l'intervento internazionale. L'Europa deve assicurare una presenza qui.
Io rimpiango la politica estera di Andreotti e di Craxi: era molto più
progressita di quella di oggi e non era succube degli stati Uniti. E'
necessaria una forza militare internazionale: non i caschi blu. Serve
una forza capace di fermare il terrorismo, sia il terrorismo palestinese
che quello di Stato. Il conflitto israeliano-palestinese può fare
scoppiare tutto il Medio Oriente. Il fine non può mai giustificare
i mezzi. Il terrorismo non è solo un danno morale, ma è
un danno enorme nei confronti della società palestinese. Bisogna
dire un no totale al terrorismo suicida: non c'è riduzione del
danno morale se uno è suicida".
18 aprile
DIRETTORE ULAI, Unione delle Autorità Locali Israeliane.
"Grazie per essere qui, in un momento così difficile. Numerose
sono le delegazioni che hanno cancellato incontri con noi, con tutte le
realtà Israeliane. In Israele ci sono 265 Comuni, che comprendono
grandi e piccole città. Anche in una situazione drammatica come
quella attuale , i Comuni Israeliani e quelli palestinesi continuano ad
avere rapporti."
Nel corso dell'incontro numerosi amministratori e funzionari sono intervenuti
per far presente la drammatica situazione in cui vivono gli Israeliani
a causa del terrorismo. " Fino all'inizio dell'intifada eravamo convinti
di essere ormai giunti alla pace. Nessuno Stato Arabo aveva mai concesso
ai Palestinesi quanto Barak proponeva. I Palestinesi hanno fatto saltare
questa possibilità. Hanno chiesto il rientro di 4 milioni di profughi.
Se ciò avvenisse Israele sarebbe distrutto." - ha detto uno
dei presenti. La Responsabile dell'Educazione dell'ULAI ha aggiunto:"
Non c'è sicurezza nelle nostre strade, nelle scuole, nei negozi.
Tutti noi abbiamo paura. Siamo in presenza della tragedia di due popoli
che sono in conflitto da cento anni."
COMUNITA' ITALIANA
SERGIO DELLA PERGOLA, Professore di Trasformazioni Demografiche
presso l'Università di Gerusalemme
"Enorme gratitudine per la vostra presenza qui. In questi mesi ci
siamo sentiti abbandonati dall'Italia . C'è una rappresentazione
fuorvainate delle cose che avvengono qui. Totale unilateralità
della stampa italiana. Siamo dentro un conflitto primordiale in cui si
arriva alle bestialità. Esiste una simmetria: gli uni sparano,
gli altri sparano. Ma c'è anche una asimmetria: da una parte una
democrazia matura, dall'altra un unico leader. Esistono due ragioni in
campo e su queste ragioni bisogna dialogare, ma ci devono essere delle
regole. Non ci può essere un unico leader. Israele, a malavoglia,
ha dovuto usare le armi. Nei libri di testo palestinesi si educa all'odio;
le carte geografiche rappresentano solo la Palestina, non menzionano l'Israele.
I libri educano all'antisemitismo.
GINO PIPERNO
"Estremo isolamento e angoscia. Fino a 18 mesi fa eravamo certi di
essere ormai in un processo di pace. Le nostre speranze sono cadute a
pezzi e la risposta è stata una sequenza di attacchi terroristici.
Non accettiamo nessuna giustificazione al terrorismo. Ci deve essere una
condanna totale, senza condizioni, dell'Italia e dell'Europa al terrorismo.
Nel sistema educativo palestinese si educa all'odio e alla violenza. La
cooperazione internazionale rischia di finanziare campagne di odio: Che
fine hanno fatto i vostri fondi? Perché ci sono ancora tanti campi
profughi? Noi abbiamo paura: i nostri figli non vanno al supermercato,
nei centri sportivi. La reazione c'è stata percjhè dopo
18 mesi di terrorismo non potevamo fare altro. Ad un certo punto ci si
renderà conto che si è versato troppo sangue e ci si fermerà".
NOEMI TEDESCHI
"Io non ho votato Sharon, ma Sharon è stato democraticamente
eletto. La gente ha votato per lui per reazione. I Palestinesi anzicchè
costruire la loro prospettiva sulla vita, lo fanno sulla morte".
19 aprile
AZNI BISHARA, parlamentare arabo- israeliano
"Lo Stato Israeliano sta facendo la mappatura di tutta la popolazione
palestinese con lo scopo di raccogliere il maggior numero di dati per
missioni future. C'è una campagna di rastrellamento in corso che
porterà agli arresti domiciliari di circa 8000 Palestinesi. Lo
scopo di ciò è fiaccare l'ossatura del popolo palestinese.
Come vedo la prospettiva? Ci sarà un ritiro dell'esercito e ci
sarà la costruzione di nuove barriere, larghe anche 5 chilometri,
definite di sicurezza, per raggiungere lo scopo della separazione demografica.
Ci sarà, quindi, un futuro Stato di apartheid dei Palestinesi.
Gli Usa sono d'accordo con questo disegno. Di fronte a questo scenario
di apartheid il movimento palestinese, anziché tentennare tra negoziato,
terrorismo e implorazione agli USA, deve darsi una strategia. Ci vogliono
portare a non discutere più dei confini del 1967, ma di elettricità,
di ricostruzione all'interno di quelle che saranno solo isole palestinesi.
Qualora i Palestinesi volessero discutere di politica, lo potranno farea
due condizioni: senza Arafat e senza toccare la radice dei problemi (confini,
Gerusalemme, rifugiati). Potranno parlare delle condizioni di vita all'interno
dei ghetti. E' stato un errore ignorare il piano di pace dell'Arabia Saudita.
Quello palestinese è un movimento di liberazione, non è
un movimento separatista né un movimento terrorista. Noi siamo
un popolo sotto occupazione coloniale: Siamo Un movimento a cui anche
internazionalmente è riconosciuto il diritto alla resistenza. Qui
in Israele nessuno ci considera Israeliani, ma noi abbiamo diritto all'esistenza.
Qual è la situazione degli Arabi con cittadinanza israeliana? Ci
sono 1.100.000 Palestinesi che nel 1948 non hanno lasciato le loro case.
Siamo trattati come cittadini di serie b o c. Questo non è uno
Stato di cittadini , ma uno stato di Ebrei. L'elemento centrale non è
la cittadinanza, ma la religione. Israele è un paese democratico
ma nei momenti di crisi noi siamo trattati come un gruppo sospetto. Gli
arabi Israeliani devono sempre provare la loro innocenza.
Ci sono 12 parlamentari arabo-israeliani in un Parlamento di 120 membri.
Non vedo alcuna prospettiva."
HANNA NASSER,Sindaco di Betlemme
(incontrato a Betlemme, a casa sua, durante il coprifuoco)
"Questa è la terza incursione in sei mesi ed è la più
brutale, perché gli Israeliani sono venuti con lo scopo di salvare
Israele e stanno distruggendo tutto. Il primo giorno, diciotto giorni
fa, hanno devastato il Municipio e hanno distrutto i computers, gli archivi,
l'anagrafe e il catasto. I proprietari non potranno così rivendicare
i titoli di proprietà della terra. Anche l'Italia ha cooperato
allo sviluppo di Betlemme. Oramai tutte le infrastrutture sono distrutte,
da mesi non c'è più tirso, l'economia è a pezzi.
In 18 giorni di occupazione il coprifuoco è stato allentato per
sole 7 ore. Rastrellano caca per casa, sono venuti anche qui , in piena
notte, per ben due volte. Eppure sanno bene che io vivo qui solo con la
mia famiglia. Vogliono umiliarci. La situazione è orribile, tutta
la gente è chiusa in casa, la gente non lavora più da sessanta
giorni. Senza lavoro la gente non può vivere. Nella Chiesa della
Natività ci sono 250/300 persone. C'è gente armata e ci
sono famiglie. Anche nel 1967 la gente è andata a rifugiarsi in
Chiesa. Dal primo giorno sto lavorando con il nunzio apostolico, con Il
Patriarca, Con Il Custode della Terra santa. Ho indirizzato un appello
al Papa affinché venga qui: sarebbe l'unica soluzione".
MONSIGNOR SAMBI, Nunzio Apostolico.
"Grazie di essere qui, grazie per la gente che vi ha visto, perché
la gente ormai ha come unici compagni i carri armati. Si gli Israeliani
che i palestinesi salutano con la parola pace, ma per entrambi c'è
solo la guerra. Il bandolo della matassa sta nella dichiarazione del 1947
che ha stabilito che esista Israele entro confini stabiliti e in regime
di sicurezza. Ha stabilito anche il diritto di esistere dello Stato di
Palestina - che non esiste - entro i confini stabiliti e in regime di
sicurezza. La Comunità Internazionale deve impegnarsi a far rispettare
quanto deciso. Gli insediamenti realizzati dopo il 1967 sono 400: come
è possibile realizzare uno Stato Palestinesi con 400 insediamenti
israeliani all'interno? I rifugiati difficilmente potranno rientrare.
Se è massacrante il modo in cui Israele è entrato nel territorio
palestinese, distruggendo tutto, altrettanto massacrante è il terrorismo.
Io devo resistere all'idea che la pace sia impossibile. Da entrambe le
parti non c'è più niente di sacro. Non si rispettano i bambini,
le donne, i vecchi. Questo provoca decadenza morale, che richiederà
un lavoro enorme di ricostruzione. Oggi nei Paesi Arabi sta affiorando
un forte spirito antisemita. Anche Israele ha il dovere di non essere
più un corpo estraneo nel Medio Oriente. Non deve credere solo
alla forza, ma deve diventare un motore di sviluppo per tutto il Medio
Oriente. Al popolo palestinese vanno assicurati i diritti già riconosciuti
dalle risoluzioni ONU. Il terrorismo non è mai giustificabile,
ma chi lo compie lo giustifica con le umiliazioni che subisce. Abbiamo
come leader due vecchi che sono molto più orientati dalla reciproca
rivalità che da una prospettiva futura. Non si potrà mai
sconfiggere il terrorismo arabo se non si risolverà il problema
dello Stato palestinese. Israele non ha una Costituzione perché
non ha ancora deciso cosa deve essere lo Stato e su cosa deve fondarsi
(religione o cittadinanza). Sarebbe sbagliato riconoscere oggi lo Stato
palestinese, perché ciò che definisce uno Stato sono i confini."
20 aprile
ABU ALA, Presidente del Parlamento Palestinese
"Gli Israeliani stanno distruggendo non solo le infrastrutture ma
la speranza stessa della pace. Il numero così elevato di carri
armati nelle nostre città è solo un'esibizione di forza.
Tutto ilWest Bank è stato occupato. Stanno distruggendo tutta la
Palestina. Quello degli israeliani è terrorismo: i check point,
la confisca della terra, le devastazioni, i morti. Noi siamo contro il
terrorismo. L'occupazione deve finire e così cesserà anche
il terrorismo. C'è un Paese che ha armi molto sofisticate e c'è
un paese che non ha niente. La guerra contro i palestinesi non è
per difendere la sicurezza della popolazione israeliana, ma è per
difendere gli insediamenti..Io non posso alzarmi la mattina e scoprire
che il terreno davanti a casa mia è stato confiscato. C'è
bisogno di forze internazionali. C'è bisogno di libertà,
di libertà per muoversi, per lavorare, per studiare, per vivere:
Noi siamo pronti a costruire relazioni normali con Israele. Siamo pronti
a riconoscere lo Stato di Israele.Perché stanno distruggendo tutte
le Istituzioni Palestinesi? C'è un'azione di Israele, c'è
una reazione da parte dei Palestinesi. L'Israele è ormai l'unico
Stato che occupa un altro Paese. Vi chiedo di sostenere le ragioni della
pace, di sostenere e definire i diritti del popolo palestinese, di sostenere
la richiesta di fermare le aggressioni e le occupazioni, di richiamare
le ragioni della pace e della sicurezza sia per Israele che per la Palestina".
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