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CRONACA DELLA MISSIONE IN ISRAELE E PALESTINA

INCONTRI

13 aprile
MICHEL SABBAH, Patriarca Latino e Presidente di Pax Christi
Egli , insieme ai capi delle altre Chiese Cristiane, nella stessa giornata aveva incontrato Colin Powell.
"Ormai siamo alla guerra generale dichiarata contro i palestinesi: uno Stato potente, dotato della migliore tecnologia, contro un popolo che non ha niente, che vuole solo la sua libertà. I militari hanno ordine di fare tutto: ammazzare, demolire, portare via tutto. La guerra è stata dichiarata
da Israele con lo scopo di mettere fine al terrorismo e garantire la sicurezza di Israele. Quando questa guerra sarà finita, però, tutto sarà come prima: continueranno gli atti terroristici da parte dei Palestinesi e continueranno le rappresaglie da parte degli Israeliani. La violenza e il terrorismo discendono dall'occupazione dei territori. L'unica possibilità per la pace è mettere fine all'occupazione. Vanno applicate le risoluzioni ONU. Uccisi migliaia di Palestinesi: alcuni di questi potevano essere terroristi, ma la maggior parte era popolazione civile, donne, bambini.
Oggi Arafat rappresenta il 100% dei Palestinesi. Ha recuperato molto consenso, grazie a Sharon. La popolazione palestinese è per la pace e riconosce Israele, mentre fino agli anni 80, gli Arabi non lo riconoscevano. Israele deve ritirarsi dai territori occupati nel 1967, dove oggi vivono 200.000 Israeliani. Non c'è sicurezza né per gli uni né per gli altri. Il popolo israeliano ha paura e in questa situazione cresce il consenso per Sharon. Il Partito Laburista non esiste più, a causa delle divisioni interne."

14 aprile
G.GHISI, Console Italiano a Gerusalemme.
"Le delegazioni come la vostra possono fare molto per cercare di infrangere il muro di odio che si è creato tra i due popoli. L'obiettivo dell'azione militare è lo smantellamento delle infrastrutture palestinesi . Si colpiscono le sedi di sicurezza e di polizia; sono state chiuse e rastrellate, per la prima volta, tutte le città palestinesi. Gaza , Hebron, Gerico non sono occupate, ma sono strette in una morsa. Gli agenti consolari non hanno accesso alle città occupate: questa è una grave violazione del diritto internazionale. Non c'è mai stato contatto tra Israeliani e Palestinesi: l'unico contatto si è creato con i check point e ora con i rastrellamenti: Questo provoca un accumulo di odio. Per quanto riguarda gli aiuti umanitari, è meglio evitare interventi diretti. Le risorse vanno canalizzate: Qui si può comprare tutto, è assurdo spedire dall'Italia containers di viveri. Se non si vuole intervenire attraverso le fonti governative, fare riferimento alle ONG. Per gli aiuti, va tenuto presente l'Ospedale Italiano di Nazareth: essendo in territorio israeliano (e quindi in un'area economicamente avanzata) non può usufruire del sostegno della cooperazione, ma non viene sostenuto dallo Stato di Israele."

PADRE GIOVANNI BATISTELLI, francescano, Custode del Sacro Sepolcro e della Terra Santa.
" L'unica cosa che ci dà un po' di speranza nel futuro è la vostra presenza qui. Finalmente ieri è stato possibile fare arrivare un po' di viveri nelle città occupate. I volontari che li distribuiscono rischiano la vita. La situazione è drammatica."


15 aprile
GIULIO TERZI, Ambasciatore d'Italia in Israele
"La molteplicità dei contatti può fare molto per la pace. Importantissimo è costruire progetti con le due parti nel campo culturale. In Israele la Shoah continua a essere presente ogni giorno. La strage di Natanya ha colpito molto la popolazione ed è stata vissuta come la messa in discussione dello Stato di Israele ed ha rappresentato un punto di svolta nella strategia di Israele. Qual è il disegno politico di Sharon? Fra qualche giorno ci sarà il cessate il fuoco. Si aprirà un nuovo processo - che durerà 5/6 anni per la definizione dello stato palestinese. Alla fine ci sarà la creazione dello stato Palestinese. L'Europa può dare un forte valore aggiunto al processo di pace. Bisogna rendere consapevole Israele che l'Europa è un interlocutore importante. L'Europa può avere un ruolo forte con la cooperazione nella ricostruzione delle città palestinesi".

YOUSSI BEYLIN ,ex Ministro dei Governi Rabin e Peres e protagonista del negoziato con i Palestinesi.
"La situazione in atto dimostra che la popolazione israeliana e quella palestinese non erano pronte alla pace. Forse i politici non hanno prestato sufficiente attenzione ai rapporti quotidiani: Eravamo convinti che, se avessimo raggiunto un accordo, tutti problemi sarebbero stati risolti. Bisogna fare molto di più per favorire i contatti, anche se è difficile, perché enorme è la quantità di odio accumulata. Il collasso economico in Palestina (-20%) e gli attacchi terroristici in Israele hanno portato alla contestazione degli accordi. I Palestinesi hanno perso fiducia nei confronti degli Israeliani e c'è tanta frustrazione da entrambe le parti. Le élites politiche, direttamente coinvolte nel raggiungimento dell'intesa, si sono a lungo intestardire c continuare. Arrivate al cuore dei problemi ( assetto di Gerusalemme e questione dei profughi) non sono più state in grado di procedere, soprattutto da parte palestinese. Quando il 28 settembre 2000, Sharon visita la spianata delle moschee, scoppia la rabbia. Gli Israeliani hanno votato Sharon per una specie di sfida nei confronti dei Palestinesi: non avete voluto la pace con Barrak, ora tenetevi Sharon! Sharon è il prototipo dei generali, che non hanno fiducia che in sé. Anche in Europa ci sono figure simili, che alimentano la xenofobia. Dall'altra parte c'è Arafat che gira il mondo con la sua divisa di generale e che parla di sé in terza persona e che ha grandissima stima di sé. Egli non è un terrorista. Ha come obiettivo quello di diventare Capo del suo popolo in un Paese che abbia come capitale Gerusalemme. Per raggiungere il suo scopo è disponibile a usare la politica e la forza. La linea di demarcazione tra diplomazia e forza è assai labile. Sharon non intende applicare gli accordi. Lui vuole uno Stato Palestinese molto più piccolo, da far nascere tra sei/sette anni. Dall'altra parte, Arafat è diventato un leader ad altissima popolarità. L'Autorità Palestinese è stata distrutta; Arafat non è più in grado di far cessare il terrorismo. Chi conta oggi sono i signori della guerra all'interno dei villaggi. Cosa fare? Abbiamo bisogno di incidere sull'opinione pubblica. Per questo abbiamo creato una coalizione per la pace che opera unitamente alla coalizione per la pace palestinese. Non ritratta di un movimento pacifista, di ma di coalizioni politiche che hanno la pace come obiettivo.
C'è bisogno di osservatori. E' impossibile che una parte possa avere l'autorità di giudicare l'altra. C'è bisogno di una nuova Conferenza Internazionale, come quella di Madrid, che dovrebbe agire in due fasi: 1) fase transitoria che porti al cessate il fuoco e al ritiro dell'esercito. 2) fase finale con l'adesione al piano saudita o al piano USA. E' auspicabile che Israele venga inclusa nella NATO ed è importante che qui arrivino le forze NATO: ciò aiuterebbe Israele a sentirsi meno solo"
.Durante l'incontro arriva la notizia dell'arresto di Maruan Bargouti. " Ciò aumenterà la tensione" - dichiara Beylin.

ISRAELY PEACE CAMP
JUDITA RAEL , Blocco per la pace
"Abbiamo bisogno del vostro aiuto e della vostra energia. Abbiamo raggiunto il fondo del fondo. L'esercito israeliano sta commettendo atrocità enormi ogni giorno. E' il top di 35 anni di occupazione e di oppressione nei confronti del popolo palestinese. E' necessario che le forze internazionali intervengano immediatamente. Dietro la retorica della guerra al terrorismo, questo Governo sta distruggendo tutta la struttura palestinese. E' una guerra totale che rischia di culminare nella pulizia etnica. Il territorio palestinese è stato diviso in 280 parti non collegate fra loro. 250.000 persone son senza acqua e senza elettricità. E' necessario il ritiro incondizionato dai territori e le forze internazionali devono restare qui fino a quando il ritiro sarà completato. Nel 1992 nei territori c'erano 60.000 Israeliani, ora sono 200.000 e gli insediamenti continuano".

ELYA STRAUSS, Women League for Peace
"Come è possibile che tanta gente sia così cieca da non vedere ciò che sta succedendo? In marzo abbiamo marciato in 5000 a Gerusalemme, di fonte alla porta di Jaffa e i mass media israeliani non hanno fatto menzione di ciò. Abbiamo paura perché l'estrema destra è violenta e guadagna potere. Non sappiamo come parlare all'opinione pubblica".

YAEL LERER, Editrice e componente della Coalizione contro la guerra
" Oggi siamo in presenza di tre fattori: 1) la crescita del movimento contro la guerra. 2) la stampa non pubblica gli articoli di chi è contro la guerra. 3) c'è un razzismo latente contro gli Arabi".


16 aprile
SARI NOUSSEIBE, Ministro per gli affari Politici di Gerusalemme (Autorità palestinese) e Rettore dell'Università di Gerusalemme
L'incontro avviene presso il New International Hotel, a Gerusalemme.
" In questa stessa stanza, insieme a Yossi Beylin, a David Grossman e a tanti altri, in dicembre abbiamo lanciato TIME FOR PEACE , che è un progetto finalizzato alla costruzione di un processo di democrazia popolare ( Campagna per la pace della gente). Ci ha mosso l'idea che solo attraverso il coinvolgimento della popolazione è possibile sbloccare la situazione. Non è facile mobilitare la gente per noi Palestinesi, visto che non abbiamo possibilità di accesso alle diverse zone. Nonostante le difficoltà siamo riusciti a organizzare numerose iniziative con gli Israeliani, l'ultima è avvenuta ieri coinvolgendo scrittori, artisti, cineasti. Stiamo organizzando per il 28 giugno una grande manifestazione a Gerusalemme, una catena umana per la pace. Il vostro aiuto è importantissimo perché voi potete essere presenti nelle città palestinesi. Qual è l'idea di Sharon dello Stato palestinese? Il 40% della West Bank, suddiviso in quattro isole sotto il diretto controllo di Israele. Per raggiungere questo obiettivo è anche disponibile ad una Conferenza di Pace. I Palestinesi sono fermi ai confini del 1967. E' necessario lavorare per superare la paura che domina oggi gli Israeliani. Il terrorismo fa solo danni. Il Consiglio Municipale Palestinese di Gerusalemme è stato smantellato nel 1967. In una notte gli Israeliani hanno distrutto tutta la struttura amministrativa della città. Dal 1967 in poi, lo sforzo più grande fatto dagli Israeliani è stato quello di portare a Gerusalemme un numero di abitanti almeno pari a quello dei Palestinesi. E' stato tutto pianificato. Sono stati realizzati nuovi insediamenti che hanno separato sempre più Gerusalemme Ovest da Gerusalemme Est. Siamo in presenza di una vera e propria segregazione della comunità palestinese. Il pregio di Gerusalemme sta nella molteplicità delle culture".

17 aprile
JANET AVIAD, fondatrice di Peace Now
"Scopo del movimento è incidere sull'opinione pubblica in modo da spostarla verso la pace. Diciotto mesi fa il 60/70 % degli Israeliani sosteneva la proposta di Barrak : pace in cambio di terra. I Palestinesi hanno percepito Camp David in modo diverso dagli Israeliani. L'opinione pubblica israeliana ha capito che i Palestinesi avevano ricevuto la proposta di una concessione territoriale pari al 90% dei territori e di una divisione di Gerusalemme. Ora la stessa opinione pubblica non crede più di avere nell'Autorità Palestinese un interlocutore valido. Gli attacchi terroristici, il rifiuto dei Palestinesi a quella proposta di pace hanno generato frustrazione e assenza di speranza. La maggior parte della popolazione oggi si definisce di destra. Resto convinta che se dovesse riprendere il negoziato la maggior parte della popolazione sarebbe ancora d'accordo con l'idea di costruire lo Stato palestinese con i confini del 1967. Sui rifugiati: anche il movimento per la pace ritiene che non sia possibile fare rientrare i rifugiati. Una giusta soluzione per loro potrebbe essere ricercata riconoscendo loro un indennizzo economico. Il problema di fondo è l'occupazione israeliana. Bisogna rimuovere questo problema. Se non è possibile il negoziato, Israele deve assumere un'iniziativa unilaterale per il ritiro dai territori occupati nel 1967. Tutti i piani oggi in discussione prevedono un periodo di stasi . Questa stasi non ci potrà mai essere perché basta che un maniaco tiri una bomba, per interrompere il processo. Per questo è necessario ricostruire la frontiera. E' necessario un intervento internazionale (USA, Europa, Russia, Stati Arabi) che costringa Sharon e Arafat a fermarsi. Bisogna che gli Europei esprimano più chiaramente la condanna del terrorismo e dimostrino maggiore comprensione per la sofferenza israeliana. E' un fatto oggettivo che Arafat operi su un doppio binario: in una stanza si trova con Rabbo e Nousseibe, nell'altra con coloro che organizzano il terrorismo. "

ISAM AKEL,Direttore di APLA (associazione Palestinese degli Enti Locali)
"Gli Israeliani hanno fondato uno Stato nella nostra terra e hanno continuato i loro insediamenti dopo il 1967. Hanno avuto atteggiamenti terroristici nei nostri confronti, con la copertura degli USA. Il diritto dei Palestinesi ad avere uno Stato risale al 1948. Io, il mio Presidente, la totalità degli Enti Locali siamo contrari nettamente agli attentati contro i civili. Sono controproducenti alla causa palestinese. Le capacità dei Comuni Palestinesi sono aumentate fino allo scoppio dell'Intifada, poi sono andati in crisi perché privi di risorse. Le entrate derivano esclusivamente dalle tasse dei cittadini. Se un cittadino non ha più lavoro, non può più pagare le tasse. Questa crisi ci ha costretto a non pagare più gli operai e i servizi vengono progressivamente chiusi. Gli stessi progetti di cooperazione sono bloccati per mancanza di materiali. Ciò è avvenuto a causa del totale isolamento delle città palestinesi, che dura da ormai 15 mesi. Con l'invasione di due settimane fa, la situazione si è ulteriormente aggravata. C'è una distruzione totale di strade, reti dell'acqua e dell'elettricità. Pensate al problema dei rifiuti urbani. Con i coprifuoco le spazzature vengono abbandonate nelle stradee ciò provoca gravi conseguenze igieniche: Anche il programma di prevenzione sanitaria rivolto ai bambini si è bloccato. Cosa fare? Sarebbe utile una Conferenza Internazionale delle Città del Mediterraneo. Ogni Comune deve fare la mappa dei danni subiti. Almeno 5 Muncipi sono devastati. I Palestinesi non hanno nulla contro gli Israeliani e son d'accordo che lo Stato di Israele e quello Palestinese convivano fianco a fianco. Non c'è alternativa a questo e la sola possibilità è il dialogo".

ZVI SHULDINER, Università
"Oslo ha aperto un nuovo capitolo nella storia israeliano-palestinese perché ci ha fatto pensare che si potesse arrivare alla pace senza bisogno di guerra. La ragione del terrorismo è l'occupazione.Il terrorismo è il sintomo. Il terrorismo ha rafforzato la destra. La popolazione israeliana ha paura e la paura favorisce la destra. Il Governo è un mix di fondamentalismo di destra e di fondamentalismo religioso. Questa destra non riconosce le risoluzioni dell'ONU e le intese raggiunte e vuole l'annessione dei territori. Alcuni Ministri parlano apertamente di espulsione dei Palestinesi. Il fondamentalismo israeliano e quello palestinese sono simmetrici, nel senso che ciascuno vuole l'annientamento dell'altro. L'Autorità Palestinese, fino all'anno scorso profondamente in crisi, ha oggi un grande consenso, grazie a Sharon.. Essa è fortemente corrotta. L'Europa è succube degli USA. Il cessate il fuoco non servirà a nulla se non viene accompagnato dal ritiro totale dai territori occupati nel 1967. E' necessario il negoziato. Urgente l'intervento internazionale. L'Europa deve assicurare una presenza qui. Io rimpiango la politica estera di Andreotti e di Craxi: era molto più progressita di quella di oggi e non era succube degli stati Uniti. E' necessaria una forza militare internazionale: non i caschi blu. Serve una forza capace di fermare il terrorismo, sia il terrorismo palestinese che quello di Stato. Il conflitto israeliano-palestinese può fare scoppiare tutto il Medio Oriente. Il fine non può mai giustificare i mezzi. Il terrorismo non è solo un danno morale, ma è un danno enorme nei confronti della società palestinese. Bisogna dire un no totale al terrorismo suicida: non c'è riduzione del danno morale se uno è suicida".

18 aprile
DIRETTORE ULAI, Unione delle Autorità Locali Israeliane.
"Grazie per essere qui, in un momento così difficile. Numerose sono le delegazioni che hanno cancellato incontri con noi, con tutte le realtà Israeliane. In Israele ci sono 265 Comuni, che comprendono grandi e piccole città. Anche in una situazione drammatica come quella attuale , i Comuni Israeliani e quelli palestinesi continuano ad avere rapporti."
Nel corso dell'incontro numerosi amministratori e funzionari sono intervenuti per far presente la drammatica situazione in cui vivono gli Israeliani a causa del terrorismo. " Fino all'inizio dell'intifada eravamo convinti di essere ormai giunti alla pace. Nessuno Stato Arabo aveva mai concesso ai Palestinesi quanto Barak proponeva. I Palestinesi hanno fatto saltare questa possibilità. Hanno chiesto il rientro di 4 milioni di profughi. Se ciò avvenisse Israele sarebbe distrutto." - ha detto uno dei presenti. La Responsabile dell'Educazione dell'ULAI ha aggiunto:" Non c'è sicurezza nelle nostre strade, nelle scuole, nei negozi. Tutti noi abbiamo paura. Siamo in presenza della tragedia di due popoli che sono in conflitto da cento anni."

COMUNITA' ITALIANA
SERGIO DELLA PERGOLA, Professore di Trasformazioni Demografiche presso l'Università di Gerusalemme
"Enorme gratitudine per la vostra presenza qui. In questi mesi ci siamo sentiti abbandonati dall'Italia . C'è una rappresentazione fuorvainate delle cose che avvengono qui. Totale unilateralità della stampa italiana. Siamo dentro un conflitto primordiale in cui si arriva alle bestialità. Esiste una simmetria: gli uni sparano, gli altri sparano. Ma c'è anche una asimmetria: da una parte una democrazia matura, dall'altra un unico leader. Esistono due ragioni in campo e su queste ragioni bisogna dialogare, ma ci devono essere delle regole. Non ci può essere un unico leader. Israele, a malavoglia, ha dovuto usare le armi. Nei libri di testo palestinesi si educa all'odio; le carte geografiche rappresentano solo la Palestina, non menzionano l'Israele. I libri educano all'antisemitismo.

GINO PIPERNO
"Estremo isolamento e angoscia. Fino a 18 mesi fa eravamo certi di essere ormai in un processo di pace. Le nostre speranze sono cadute a pezzi e la risposta è stata una sequenza di attacchi terroristici. Non accettiamo nessuna giustificazione al terrorismo. Ci deve essere una condanna totale, senza condizioni, dell'Italia e dell'Europa al terrorismo. Nel sistema educativo palestinese si educa all'odio e alla violenza. La cooperazione internazionale rischia di finanziare campagne di odio: Che fine hanno fatto i vostri fondi? Perché ci sono ancora tanti campi profughi? Noi abbiamo paura: i nostri figli non vanno al supermercato, nei centri sportivi. La reazione c'è stata percjhè dopo 18 mesi di terrorismo non potevamo fare altro. Ad un certo punto ci si renderà conto che si è versato troppo sangue e ci si fermerà".

NOEMI TEDESCHI
"Io non ho votato Sharon, ma Sharon è stato democraticamente eletto. La gente ha votato per lui per reazione. I Palestinesi anzicchè costruire la loro prospettiva sulla vita, lo fanno sulla morte".

19 aprile
AZNI BISHARA, parlamentare arabo- israeliano
"Lo Stato Israeliano sta facendo la mappatura di tutta la popolazione palestinese con lo scopo di raccogliere il maggior numero di dati per missioni future. C'è una campagna di rastrellamento in corso che porterà agli arresti domiciliari di circa 8000 Palestinesi. Lo scopo di ciò è fiaccare l'ossatura del popolo palestinese. Come vedo la prospettiva? Ci sarà un ritiro dell'esercito e ci sarà la costruzione di nuove barriere, larghe anche 5 chilometri, definite di sicurezza, per raggiungere lo scopo della separazione demografica. Ci sarà, quindi, un futuro Stato di apartheid dei Palestinesi. Gli Usa sono d'accordo con questo disegno. Di fronte a questo scenario di apartheid il movimento palestinese, anziché tentennare tra negoziato, terrorismo e implorazione agli USA, deve darsi una strategia. Ci vogliono portare a non discutere più dei confini del 1967, ma di elettricità, di ricostruzione all'interno di quelle che saranno solo isole palestinesi. Qualora i Palestinesi volessero discutere di politica, lo potranno farea due condizioni: senza Arafat e senza toccare la radice dei problemi (confini, Gerusalemme, rifugiati). Potranno parlare delle condizioni di vita all'interno dei ghetti. E' stato un errore ignorare il piano di pace dell'Arabia Saudita. Quello palestinese è un movimento di liberazione, non è un movimento separatista né un movimento terrorista. Noi siamo un popolo sotto occupazione coloniale: Siamo Un movimento a cui anche internazionalmente è riconosciuto il diritto alla resistenza. Qui in Israele nessuno ci considera Israeliani, ma noi abbiamo diritto all'esistenza. Qual è la situazione degli Arabi con cittadinanza israeliana? Ci sono 1.100.000 Palestinesi che nel 1948 non hanno lasciato le loro case. Siamo trattati come cittadini di serie b o c. Questo non è uno Stato di cittadini , ma uno stato di Ebrei. L'elemento centrale non è la cittadinanza, ma la religione. Israele è un paese democratico ma nei momenti di crisi noi siamo trattati come un gruppo sospetto. Gli arabi Israeliani devono sempre provare la loro innocenza.
Ci sono 12 parlamentari arabo-israeliani in un Parlamento di 120 membri. Non vedo alcuna prospettiva."

HANNA NASSER,Sindaco di Betlemme
(incontrato a Betlemme, a casa sua, durante il coprifuoco)
"Questa è la terza incursione in sei mesi ed è la più brutale, perché gli Israeliani sono venuti con lo scopo di salvare Israele e stanno distruggendo tutto. Il primo giorno, diciotto giorni fa, hanno devastato il Municipio e hanno distrutto i computers, gli archivi, l'anagrafe e il catasto. I proprietari non potranno così rivendicare i titoli di proprietà della terra. Anche l'Italia ha cooperato allo sviluppo di Betlemme. Oramai tutte le infrastrutture sono distrutte, da mesi non c'è più tirso, l'economia è a pezzi. In 18 giorni di occupazione il coprifuoco è stato allentato per sole 7 ore. Rastrellano caca per casa, sono venuti anche qui , in piena notte, per ben due volte. Eppure sanno bene che io vivo qui solo con la mia famiglia. Vogliono umiliarci. La situazione è orribile, tutta la gente è chiusa in casa, la gente non lavora più da sessanta giorni. Senza lavoro la gente non può vivere. Nella Chiesa della Natività ci sono 250/300 persone. C'è gente armata e ci sono famiglie. Anche nel 1967 la gente è andata a rifugiarsi in Chiesa. Dal primo giorno sto lavorando con il nunzio apostolico, con Il Patriarca, Con Il Custode della Terra santa. Ho indirizzato un appello al Papa affinché venga qui: sarebbe l'unica soluzione".

MONSIGNOR SAMBI, Nunzio Apostolico.
"Grazie di essere qui, grazie per la gente che vi ha visto, perché la gente ormai ha come unici compagni i carri armati. Si gli Israeliani che i palestinesi salutano con la parola pace, ma per entrambi c'è solo la guerra. Il bandolo della matassa sta nella dichiarazione del 1947 che ha stabilito che esista Israele entro confini stabiliti e in regime di sicurezza. Ha stabilito anche il diritto di esistere dello Stato di Palestina - che non esiste - entro i confini stabiliti e in regime di sicurezza. La Comunità Internazionale deve impegnarsi a far rispettare quanto deciso. Gli insediamenti realizzati dopo il 1967 sono 400: come è possibile realizzare uno Stato Palestinesi con 400 insediamenti israeliani all'interno? I rifugiati difficilmente potranno rientrare. Se è massacrante il modo in cui Israele è entrato nel territorio palestinese, distruggendo tutto, altrettanto massacrante è il terrorismo. Io devo resistere all'idea che la pace sia impossibile. Da entrambe le parti non c'è più niente di sacro. Non si rispettano i bambini, le donne, i vecchi. Questo provoca decadenza morale, che richiederà un lavoro enorme di ricostruzione. Oggi nei Paesi Arabi sta affiorando un forte spirito antisemita. Anche Israele ha il dovere di non essere più un corpo estraneo nel Medio Oriente. Non deve credere solo alla forza, ma deve diventare un motore di sviluppo per tutto il Medio Oriente. Al popolo palestinese vanno assicurati i diritti già riconosciuti dalle risoluzioni ONU. Il terrorismo non è mai giustificabile, ma chi lo compie lo giustifica con le umiliazioni che subisce. Abbiamo come leader due vecchi che sono molto più orientati dalla reciproca rivalità che da una prospettiva futura. Non si potrà mai sconfiggere il terrorismo arabo se non si risolverà il problema dello Stato palestinese. Israele non ha una Costituzione perché non ha ancora deciso cosa deve essere lo Stato e su cosa deve fondarsi (religione o cittadinanza). Sarebbe sbagliato riconoscere oggi lo Stato palestinese, perché ciò che definisce uno Stato sono i confini."

20 aprile
ABU ALA, Presidente del Parlamento Palestinese
"Gli Israeliani stanno distruggendo non solo le infrastrutture ma la speranza stessa della pace. Il numero così elevato di carri armati nelle nostre città è solo un'esibizione di forza. Tutto ilWest Bank è stato occupato. Stanno distruggendo tutta la Palestina. Quello degli israeliani è terrorismo: i check point, la confisca della terra, le devastazioni, i morti. Noi siamo contro il terrorismo. L'occupazione deve finire e così cesserà anche il terrorismo. C'è un Paese che ha armi molto sofisticate e c'è un paese che non ha niente. La guerra contro i palestinesi non è per difendere la sicurezza della popolazione israeliana, ma è per difendere gli insediamenti..Io non posso alzarmi la mattina e scoprire che il terreno davanti a casa mia è stato confiscato. C'è bisogno di forze internazionali. C'è bisogno di libertà, di libertà per muoversi, per lavorare, per studiare, per vivere: Noi siamo pronti a costruire relazioni normali con Israele. Siamo pronti a riconoscere lo Stato di Israele.Perché stanno distruggendo tutte le Istituzioni Palestinesi? C'è un'azione di Israele, c'è una reazione da parte dei Palestinesi. L'Israele è ormai l'unico Stato che occupa un altro Paese. Vi chiedo di sostenere le ragioni della pace, di sostenere e definire i diritti del popolo palestinese, di sostenere la richiesta di fermare le aggressioni e le occupazioni, di richiamare le ragioni della pace e della sicurezza sia per Israele che per la Palestina".

La questione medioriente: siti informativi
Persecuzioni e le lotte dei popoli: bibliografia