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presentazione del libro: "Mi chiamo Alì… identità e integrazione: inchiesta sull’immigrazione in Italia" di Massimiliano Melilli






è un'iniziativa
dell'Ufficio del Consiglio

  Introduzione alla presentazione del libro        di Mara Rumiz
 

Perché il Consiglio Comunale - insieme all'Assessorato alle Politiche Sociali -si fa promotore di questo incontro?

Come già è avvenuto con il Presidio per la Pace, durante il conflitto israeliano-palestinese, è bene che il Consiglio Comunale, che rappresenta tutte le forze politiche presenti in città, si faccia parte attiva per favorire la partecipazione della città su temi di particolare interesse e attualità.

C'è un progressivo allontanamento dei cittadini dalle istituzioni ; sfiducia, rassegnazione, diffidenza sono i sentimenti che molto spesso fanno da sfondo ai giudizi sulla politica. E sono questi sentimenti trasversali, che albergano sia a sinistra che a destra. Tali sentimenti non possono essere liquidati - come spesso si faceva in passato- come segnali di qualunquismo.

C'è un problema reale che riguarda la qualità della politica . C'è un problema più profondo che riguarda il sistema della rappresentanza, la democrazia rappresentativa come si suol dire.

E' necessario un ripensamento complessivo, perché oggi il sistema non è in grado di rappresentare efficacemente i molteplici bisogni , di cogliere le diversità, di costruire progetti plurimi.
C'è bisogno di costruire un sistema della rappresentanza che sappia fare i conti con le complessità e con le diversità; che sappia davvero farsi portavoce di quanti popolano le nostre città.

Pensiamo ad un dato su tutti, che nella sua eclatanza rende immediatamente percepibile la discrasia che c'è tra rappresentanti e rappresentati: su 47 consiglieri comunali, soltanto 5 sono le donne. Ricordo che i dati del recente censimento quantificano in 142.345 le donne su un complesso di 270.652 abitanti. Le donne ci sono, eccome, nella città, anzi, sono maggioranza!

Un altro dato di sicuro interesse: nel nostro Comune gli "stranieri" residenti sono 3.573, il 2,7 % della popolazione. Non è una percentuale da poco, visto che si riferisce esclusivamente a coloro che qui hanno la residenza ufficiale.

E, allora, per cercare di capirne di più, per discutere dei problemi più attuali, per "incontrarci" fuori dalle occasioni ufficiali, abbiamo organizzato questo incontro, che vuole essere il primo di una lunga serie.

C'è bisogno di aprire anche spazi informali di reciproco ascolto, per entrare nel merito di questioni che sono di cruciale importanza per la nostra vita, per l'amministrazione, per la qualità dell'abitare nelle nostre città.

In Municipio a Mestre la presentazione di libri e gli incontri con l'autore sono oramai un appuntamento tradizionale e fortemente atteso dai cittadini. Iniziamo ora a Venezia.

E iniziamo - non casualmente - con la presentazione del libro di Massimiliano Melilli: "Mi chiamo Alì… Identità e integrazione: inchiesta sull'immigrazione in Italia".

Abbiamo scelto questo libro e, quindi, il tema dell'immigrazione, per iniziare, perché è proprio sull'immigrazione che si gioca il futuro soprattutto qui, nel nostro territorio, nel Veneto, nel Nord Est. Futuro economico, futuro sociale, futuro culturale.

Come ci insegna Melilli, è nel Nord Est che c'è la domanda più forte di immigrati da destinare a quei posti di lavoro non più appetibili dagli italiani. Ma non si può non vedere come stiano anche nascendo imprese per iniziative di immigrati.

E' nel Nord Est , a Gorizia e lungo tutto il confine con la Slovenia - e non le carrette del mare - sono i cancelli di ingresso dei clandestini, con tutto ciò che ci sta dietro: cosche mafiose, crimini, riduzione in schiavitù, intollerabili condizioni di vita e di lavoro.

E' nel Nord Est che ci sono le contraddizioni più macroscopiche: forte domanda da parte delle imprese, degli operatori economici di quote aggiuntive di immigrati; sacche di intolleranza nei loro confronti ( per qualcuno gli immigrati vanno bene in fabbrica o al capezzale dei nostri vecchi, ma non si devono far vedere nelle nostre piazze, nei nostri caffè, nei nostri condomini) e, però, un livello diffusissimo di volontariato rivolto all'accoglienza.


Massimiliano Melilli, giornalista e autore di inchieste e di libri di grande spessore, nel libro "Mi chiamo Alì" fa un quadro a 360 gradi del fenomeno immigrazione nel nostro Paese. Soprattutto ci insegna che dobbiamo smetterla di usare il termine "immigrato" o "extracomunitario" come se si trattasse di una categoria. Melilli ci aiuta a comprendere le profonde diversità del fenomeno immigrazione. Ci parla dei cinesi, dei maghrebini, delle donne dell'Est Europeo, dei rom. Ci spiega come si arriva in Italia, quali sono le condizioni di lavoro e di abitazione. Ma si sofferma anche sulle relazioni con gli altri, sulle speranze, sulle aspettative e sulle disperazioni di coloro che hanno dovuto lasciare il proprio Paese.

Per parlare di questo, abbiamo chiamato Predrag Matvejevic, l'autore dello straordinario Breviario Mediterraneo e di tanti, tanti altri libri ultimo dei quali " L'altra Venezia" che presenteremo domani alla Biblioteca dell'Antico Arsenale. Predrag fa parte dell'ampia schiera degli esuli: Suo padre emigrato russo, lui emigrato jugoslavo. Non è un caso che abbia scritto un altro testo straordinario " Tra asilo ed esilio".
Poche cose vorrei ricordare di una sua bellissima lectio magistralis fatta alla prima edizione di Fondamenta.
1) Predrag ci elencava 10 parole che indicano lo stesso concetto: profughi, rifugiati, fuggiaschi, sfollati,deportati,esiliati,emigrati, espulsi, respinti, espatriati. Tutti, comunque, clandestini.
2) La zattera e la valigia (o il fagotto) sono gli strumenti dell'esule.
3) "vivere tra silenzio e ubbidienza" è il motto che caratterizza l'esistenza di un esule.
4) Predrag nel ricordare una vecchia istituzione dimenticata, ci da un'indicazione utile anche per l'oggi. Resh Golutha, carica ebraica con cui si designava una persona di fiducia eletta dagli esiliati ( faro sul capo di buona speranza , lo definisce).

C'è, poi, Renzo Guolo, sociologo, ma, soprattutto studioso dei fondamentalismi contemporanei. Insegna Sociologia delle religioni all'Università di Trieste, collabora con numerose riviste ed è opinionista dei quotidiani del gruppo Espresso - La Repubblica. Moltissime le sue pubblicazioni: " Il partito di Dio", "L'Islam in Italia", "Il fondamentalismo islamico" e tanti altri.
Dopo l'11 settembre molto ci si interroga sul conflitto tra religioni e tra civiltà. E, come sempre accade quando si affrontano le questioni per grandi categorie, sfuggono le profonde diversità, i conflitti, che stanno all'interno di una stessa religione, di una stessa civiltà.
Nella nostra regione, ma in Italia in generale e, particolarmente, in Europa nel dibattito che si registra intorno alla scrittura della nuova Carta Costituzionale, ha incominciato a circolare l'idea di privilegiare le quote di immigrati che provengono da terre che hanno la stessa nostra religione, per limitare il rischio di "contaminazioni" e islamizzazione.La selezione dell'immigrazione,quindi: rimanda tanto all'idea di pura razza ariana!
Su questo tema, Guolo ci potrà fornire attente analisi e indicazioni utilissime.

L'Assessore Beppe Caccia lavora quotidianamente su queste questioni, per dare attuazione concreta al tema dei diritti. Lui, quindi, è il più profondo conoscitore della realtà veneziana.

Il prosindaco Gianfranco Bettin non ha certo bisogno di presentazioni. Il suo impegno nel campo dei diritti dei più deboli è totale. Nel suo ruolo di amministratore, nel suo impegno politico, nei suoi scritti e nel suo comportamento. Sue sono le analisi più puntuali sul fenomeno dell'immigrazione e sua la progettazione delle politiche più appropriate.