Perché il Consiglio
Comunale - insieme all'Assessorato alle Politiche Sociali -si fa promotore
di questo incontro?
Come già è avvenuto con il Presidio per la Pace, durante
il conflitto israeliano-palestinese, è bene che il Consiglio Comunale,
che rappresenta tutte le forze politiche presenti in città, si
faccia parte attiva per favorire la partecipazione della città
su temi di particolare interesse e attualità.
C'è un progressivo
allontanamento dei cittadini dalle istituzioni ; sfiducia, rassegnazione,
diffidenza sono i sentimenti che molto spesso fanno da sfondo ai giudizi
sulla politica. E sono questi sentimenti trasversali, che albergano sia
a sinistra che a destra. Tali sentimenti non possono essere liquidati
- come spesso si faceva in passato- come segnali di qualunquismo.
C'è un problema reale che riguarda la qualità della politica
. C'è un problema più profondo che riguarda il sistema della
rappresentanza, la democrazia rappresentativa come si suol dire.
E' necessario un ripensamento
complessivo, perché oggi il sistema non è in grado di rappresentare
efficacemente i molteplici bisogni , di cogliere le diversità,
di costruire progetti plurimi.
C'è bisogno di costruire un sistema della rappresentanza che sappia
fare i conti con le complessità e con le diversità; che
sappia davvero farsi portavoce di quanti popolano le nostre città.
Pensiamo ad un dato
su tutti, che nella sua eclatanza rende immediatamente percepibile la
discrasia che c'è tra rappresentanti e rappresentati: su 47 consiglieri
comunali, soltanto 5 sono le donne. Ricordo che i dati del recente censimento
quantificano in 142.345 le donne su un complesso di 270.652 abitanti.
Le donne ci sono, eccome, nella città, anzi, sono maggioranza!
Un altro dato di sicuro
interesse: nel nostro Comune gli "stranieri" residenti sono
3.573, il 2,7 % della popolazione. Non è una percentuale da poco,
visto che si riferisce esclusivamente a coloro che qui hanno la residenza
ufficiale.
E, allora, per cercare
di capirne di più, per discutere dei problemi più attuali,
per "incontrarci" fuori dalle occasioni ufficiali, abbiamo organizzato
questo incontro, che vuole essere il primo di una lunga serie.
C'è bisogno
di aprire anche spazi informali di reciproco ascolto, per entrare nel
merito di questioni che sono di cruciale importanza per la nostra vita,
per l'amministrazione, per la qualità dell'abitare nelle nostre
città.
In Municipio a Mestre
la presentazione di libri e gli incontri con l'autore sono oramai un appuntamento
tradizionale e fortemente atteso dai cittadini. Iniziamo ora a Venezia.
E iniziamo - non casualmente
- con la presentazione del libro di Massimiliano Melilli: "Mi chiamo
Alì
Identità e integrazione: inchiesta sull'immigrazione
in Italia".
Abbiamo scelto questo
libro e, quindi, il tema dell'immigrazione, per iniziare, perché
è proprio sull'immigrazione che si gioca il futuro soprattutto
qui, nel nostro territorio, nel Veneto, nel Nord Est. Futuro economico,
futuro sociale, futuro culturale.
Come ci insegna Melilli,
è nel Nord Est che c'è la domanda più forte di immigrati
da destinare a quei posti di lavoro non più appetibili dagli italiani.
Ma non si può non vedere come stiano anche nascendo imprese per
iniziative di immigrati.
E' nel Nord Est ,
a Gorizia e lungo tutto il confine con la Slovenia - e non le carrette
del mare - sono i cancelli di ingresso dei clandestini, con tutto ciò
che ci sta dietro: cosche mafiose, crimini, riduzione in schiavitù,
intollerabili condizioni di vita e di lavoro.
E' nel Nord Est che ci sono le contraddizioni più macroscopiche:
forte domanda da parte delle imprese, degli operatori economici di quote
aggiuntive di immigrati; sacche di intolleranza nei loro confronti ( per
qualcuno gli immigrati vanno bene in fabbrica o al capezzale dei nostri
vecchi, ma non si devono far vedere nelle nostre piazze, nei nostri caffè,
nei nostri condomini) e, però, un livello diffusissimo di volontariato
rivolto all'accoglienza.
Massimiliano Melilli, giornalista e autore di inchieste e di libri di
grande spessore, nel libro "Mi chiamo Alì" fa un quadro
a 360 gradi del fenomeno immigrazione nel nostro Paese. Soprattutto ci
insegna che dobbiamo smetterla di usare il termine "immigrato"
o "extracomunitario" come se si trattasse di una categoria.
Melilli ci aiuta a comprendere le profonde diversità del fenomeno
immigrazione. Ci parla dei cinesi, dei maghrebini, delle donne dell'Est
Europeo, dei rom. Ci spiega come si arriva in Italia, quali sono le condizioni
di lavoro e di abitazione. Ma si sofferma anche sulle relazioni con gli
altri, sulle speranze, sulle aspettative e sulle disperazioni di coloro
che hanno dovuto lasciare il proprio Paese.
Per parlare di questo,
abbiamo chiamato Predrag Matvejevic, l'autore dello straordinario Breviario
Mediterraneo e di tanti, tanti altri libri ultimo dei quali " L'altra
Venezia" che presenteremo domani alla Biblioteca dell'Antico Arsenale.
Predrag fa parte dell'ampia schiera degli esuli: Suo padre emigrato russo,
lui emigrato jugoslavo. Non è un caso che abbia scritto un altro
testo straordinario " Tra asilo ed esilio".
Poche cose vorrei ricordare di una sua bellissima lectio magistralis fatta
alla prima edizione di Fondamenta.
1) Predrag ci elencava 10 parole che indicano lo stesso concetto: profughi,
rifugiati, fuggiaschi, sfollati,deportati,esiliati,emigrati, espulsi,
respinti, espatriati. Tutti, comunque, clandestini.
2) La zattera e la valigia (o il fagotto) sono gli strumenti dell'esule.
3) "vivere tra silenzio e ubbidienza" è il motto che
caratterizza l'esistenza di un esule.
4) Predrag nel ricordare una vecchia istituzione dimenticata, ci da un'indicazione
utile anche per l'oggi. Resh Golutha, carica ebraica con cui si designava
una persona di fiducia eletta dagli esiliati ( faro sul capo di buona
speranza , lo definisce).
C'è, poi, Renzo
Guolo, sociologo, ma, soprattutto studioso dei fondamentalismi contemporanei.
Insegna Sociologia delle religioni all'Università di Trieste, collabora
con numerose riviste ed è opinionista dei quotidiani del gruppo
Espresso - La Repubblica. Moltissime le sue pubblicazioni: " Il partito
di Dio", "L'Islam in Italia", "Il fondamentalismo
islamico" e tanti altri.
Dopo l'11 settembre molto ci si interroga sul conflitto tra religioni
e tra civiltà. E, come sempre accade quando si affrontano le questioni
per grandi categorie, sfuggono le profonde diversità, i conflitti,
che stanno all'interno di una stessa religione, di una stessa civiltà.
Nella nostra regione, ma in Italia in generale e, particolarmente, in
Europa nel dibattito che si registra intorno alla scrittura della nuova
Carta Costituzionale, ha incominciato a circolare l'idea di privilegiare
le quote di immigrati che provengono da terre che hanno la stessa nostra
religione, per limitare il rischio di "contaminazioni" e islamizzazione.La
selezione dell'immigrazione,quindi: rimanda tanto all'idea di pura razza
ariana!
Su questo tema, Guolo ci potrà fornire attente analisi e indicazioni
utilissime.
L'Assessore Beppe
Caccia lavora quotidianamente su queste questioni, per dare attuazione
concreta al tema dei diritti. Lui, quindi, è il più profondo
conoscitore della realtà veneziana.
Il prosindaco Gianfranco
Bettin non ha certo bisogno di presentazioni. Il suo impegno nel campo
dei diritti dei più deboli è totale. Nel suo ruolo di amministratore,
nel suo impegno politico, nei suoi scritti e nel suo comportamento. Sue
sono le analisi più puntuali sul fenomeno dell'immigrazione e sua
la progettazione delle politiche più appropriate.
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