Decentramento
Ogni programma di referato va articolato, ai sensi dell'art. 10 dello
Statuto, nei seguenti punti:
1. La situazione in atto
2. Obiettivi per il quinquennio 2000-2005
3. Obiettivi per il 2001
4. Politiche e strumenti
Progetto di riforma istituzionale delle Municipalità.
Individuazione del numero e dei confini delle Municipalità.
Sperimentazione delle Municipalità di Marghera e Lido.
Rafforzamento del ruolo dei Quartieri.
Istituzione delle Municipalità su tutto il territorio comunale.
L'unità del Comune di Venezia è un bene pubblico essenziale.
Il governo della laguna e dei processi di modernizzazione, la storia
della città, il ruolo politico che essa riveste nella comunità
nazionale e internazionale, presuppongono il governo di un territorio
politico-amministrativo esteso almeno all'intero spazio fisico che si
sviluppa attorno alla laguna. Sarà quindi indispensabile ricercare
nell'ambito della legislazione attuale tutte le forme possibili di governo
metropolitano, perseguendo quest'obiettivo con ogni mezzo.
Questa è la priorità di oggi, che è l'esatto contrario
della separazione e della frantumazione politica della città.
Mentre si lavora per la Città Metropolitana, però, noi
possiamo già dare risposte concrete e fattibili alle esigenze diffuse
e legittime di autonomia che vengono dal territorio e dai cittadini. Gli
organismi del decentramento vogliono governare effettivamente i servizi
territoriali, e il cittadino vuole una sede istituzionale vicina che sia
messa effettivamente in grado di dare risposte ai suoi bisogni, che sappia
garantire, di fatto, i suoi diritti.
Per questi motivi noi proponiamo per Venezia un modello istituzionale
fondato sul Comune e le sue Municipalità. "Venezia Comune
delle Municipalità" dovrà funzionare sulla base di
una separazione delle funzioni.
Tutto ciò che attiene alla programmazione generale e alla sua
verifica, alle regolamentazioni e alle progettazioni comunali, alle grandi
opere della città, al coordinamento e la verifica degli standard
comuni etc., è e deve restare prerogativa del Comune centrale.
Viceversa tutto ciò che attiene al funzionamento dei servizi e
alla dimensione municipale può e deve essere affidato al governo
della Municipalità.
E' il Consiglio Comunale che dovrà assumere il ruolo centrale
che gli compete nel processo di riforma istituzionale. La Giunta, più
che "predisporre" gli atti della Riforma, li dovrà "istruire"
per il Consiglio, e i quartieri dovranno essere coinvolti e consultati
nelle scelte fondamentali della riforma.
Al Consiglio sarà messo a disposizione un progetto di massima,
la proposta di modifica statutaria che contempli le materie di delega
municipale, e le modifiche regolamentari conseguenti.
Una volta approvate queste modifiche, sarà possibile passare alla
fase di realizzazione operativa, che non dovrà necessariamente
avere gli stessi tempi su tutto il territorio comunale: l'operatività
del progetto potrà, infatti, avvenire anche per stralci, a cominciare
da quelle realtà dove, a giudizio del Consiglio, non essendo necessarie
modifiche dei confini, è possibile avviare immediatamente la sperimentazione
a partire dagli attuali quartieri, senza attendere nuove elezioni municipali.
L'Amministrazione propone che le prime sperimentazioni siano realizzate
in due realtà significative, con una chiara identità già
definita: Marghera e Lido.
L'identificazione delle Municipalità nel loro complesso, i loro
confini, e il loro numero, anche se l'Amministrazione farà delle
proposte al riguardo, sono comunque decisioni che spettano al Consiglio.
E' evidente che, in proposito, esistono dei limiti oggettivi che derivano
dal buon senso oltre che dal buon governo.
Una Municipalità per governare davvero deve essere un centro amministrativo
autonomo, e quindi deve essere dotato di una struttura autonoma, efficace,
ed efficiente, con proprie risorse economiche, con propri dirigenti nei
settori finanziari tecnici e amministrativi, con propri funzionari, sedi,
uffici e personale.
E' ovvio che non è possibile costruire né dieci, né
venti macchine municipali; che non è assolutamente possibile andare
oltre un numero limitatissimo di quattro, cinque municipalità.
L'attuale struttura quartierale vive, nel frattempo, una crisi diffusa
rispetto alle aspirazioni, legittime, di governo del proprio territorio.
La rappresentanza politica quartierale, a fronte delle aspirazioni frustrate,
ripiega o su comportamenti autoreferenziali o, nella migliore delle ipotesi,
su atteggiamenti di protesta e di richiesta di Riforma. Anche i cittadini
disconoscono i quartieri come luogo di partecipazione e di decentramento
politico. Nel contempo è innegabile che si sia verificato un incremento
delle attività di servizio per un numero crescente di cittadini,
che la struttura amministrativa collegata sul territorio sia stata potenziata
e riorganizzata, che sia cresciuta la figura politica ed il ruolo istituzionale
dei Presidenti di Quartiere.
In questa direzione dovremo rafforzare per quanto possibile il ruolo
dei quartieri in particolare nei campi del sociale e dei lavori pubblici,
consapevoli però della necessità di quel radicale rinnovamento
che potrà realizzarsi solo con l'istituzione delle Municipalità.
Assessore Giuseppe Santillo
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